Depressione post partum: perché bisogna metterci la faccia

Depressione post partum

Siccome a me piace essere sincera, non mi nasconderò dietro ad un dito: quando ho aperto post- partum.it la mia volontà era di non rimanere confinata dietro una tastiera del computer. Penso che sia importante raccontare delle storie attraverso la Rete, ma ritengo sia altrettanto giusto mostrarsi in prima persona ad altre mamme, visto che non bisogna nascondersi se si soffre o si è sofferto di depressione post partum.

Per questo ho accolto molto volentieri l’invito di Tv 2000 ad essere ospitata assieme ad altre madri nella puntata di “Revolution” che è andata in onda il 17 dicembre. La redazione e i conduttori – Arianna Ciampoli e Antonio Soviero – hanno costruito una puntata fatta di più “colori”, come l’essere madri. Ho avuto l’ulteriore conferma che ci sia ancora molto lavoro da fare, ma la decisione di portare in tv storie lontane dallo stereotipo zuccheroso della maternità perfetta è stato un atto coraggioso (e doveroso).

Spero che in tante abbiano visto il programma. Perché secondo me ha squarciato il velo di omertà durato fin troppo: non è vero – come pensavo io – che quando nasce un bambino nasce anche una mamma. Non è detto che i tempi coincidano. Lo ha spiegato bene Silvia, una delle ospiti, che ha dichiarato di esserlo diventata due anni dopo la nascita di sua figlia. Anche lei ha avuto la depressione e con l’aiuto della famiglia e della psicoterapia ne è uscita. E non si è vergognata di raccontarsi fragile e confusa di fronte ad un compito così grande.

Non è poi certo che di mamma ce ne sia una sola. Esistono tanti modi di essere madri. Si sceglie di avere 5 figli e di vivere questa famiglia così numerosa in maniera assolutamente serena; si vede nel figlio un’occasione di rinascita anche quando ti sembra di non avere via d’uscita come accaduto a Valentina, oppure si decide che un figlio non è il centro del proprio mondo, che comunque tu conti e che alla te stessa di prima non vuoi rinunciarci, come ha detto la scrittrice Simona Vinci.

Non esiste un modo giusto per vivere la maternità. E se dei giorni pensi che sei stanca, che non ce la fai più e che vorresti che tuo figlio fosse da un’altra parte, non sei una cattiva madre. Sei una madre.

E questo basta per fare di te una persona onesta.

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