ValeValentina Colmi

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Il sole sorgerà ancora

Avrete notato che è da un po’ che non scrivo. Cerco di essere sempre attiva sui social ma qui faccio un po’ più fatica, sarà che gli avvenimenti delle ultime settimane sono stati non facili da digerire. Posso dire che sto molto meglio e questo perché mi sono data un tempo godermi il mio dolore. Ho deciso che dopo questo avrei smesso di soffrire e cercato nuove opportunità derivate proprio dal momento di crisi.

 

ZOOM Torino e il mio modo di essere madre: la nostra esperienza

(Questo è un post sponsorizzato) Dopo che ho avuto la depressione post partum, mi sono ripromessa che le cose sarebbero cambiate. Non so se sono una brava mamma, ma sicuramente cerco di offrire alle mie figlie delle esperienze che possano ricordare. Per esempio siamo andati a ZOOM Torino, che si trova a Cumiana, a circa un’ora e mezza di distanza da dove abitiamo.

 

Cesare Giuzzi, cronista de Il Corriere della Sera: “La cronaca nera è un’indagine sull’animo umano”

Chiunque legga Il Corriere della Sera conosce certamente la firma di Cesare Giuzzi: redattore della cronaca milanese del giornale, dal 2015 è anche Presidente dei Cronisti Lombardi. Ebbene, Cesare è stato mio compagno di liceo e ho voluto intervistarlo per capire quale sia il ruolo del giornalista nel raccontare fatti anche molto cruenti e il peso che hanno le parole nell’esporli. Ecco a voi. 

 

Aborto: “Mamma ma i bambini possono morire anche nella pancia?”

E’ da un po’ che non scrivo, è vero. Il mese di marzo è stato piuttosto impegnativo, tra trasloco e ben due operazioni chirurgiche che hanno coinvolto mio papà e mio marito. Per fortuna oggi va tutto bene, anche se mi dispiace molto non aver trovato il tempo per dedicarmi a post-partum.

 

Rosa Maria Quatraro, terapeuta: “Non basta la depressione post partum per arrivare all’infanticidio”

Non ho molto da dire per l’intervista di oggi se non che per me è quella definitiva, quella che finalmente spiega una volta per tutte cos’è la depressione post partum anche in relazione agli infanticidi, visto che spesso i media fanno un’equazione sbagliata: una madre depressa non uccide suo figlio. Ricordiamoci che le parole sono importanti. Parole ricche di significato per questa bella intervista alla dottoressa Rosa Maria Quatraro, curatrice in ultimo dell’edizione italiana del libro di Karen Kleiman Guarire dalla depressione post partum. Indicazioni cliniche e terapia (Erickson, 2017).

 

E’ passato un mese dal mio aborto: come è trascorso questo tempo

E’ passato circa un mese dall’aborto. Come sto? Sinceramente non bene. Non riesco bene a confrontarmi con le emozioni che mi vengono addosso. Ho fatto una prima seduta di terapia e non è che mi abbia aiutato gran che. Forse perché non sono nella giusta predisposizione d’animo o forse perché la forza la devo trovare anche dentro di me e non posso sperare che ci sia una soluzione solo esterna che magicamente rimetta tutto al proprio ordine.

 

Come si fa ad affrontare la maternità senza la propria madre?

Qualche giorno fa ho chiesto sulla pagina Facebook di Post-partum se ci fossero degli argomenti che vi interessano approfondire. Una delle mie lettrici più preziose mi ha scritto e mi ha posto una domanda molto interessante: “come si fa ad affrontare la maternità senza la mamma?“, intendendo per “senza” quando la madre magari è venuta a mancare o è proprio assente emotivamente.

 

Come si vive l’aborto spontaneo: la mia esperienza

Il giorno dopo aver scritto questo post, ho cominciato ad avere le perdite, un aborto spontaneo insomma. Ciò è stato un bene perché proprio in questi giorni avevo in programma in raschiamento e per il momento sembra che non debba farlo (sembra, speriamo che ciò si trasformi in un “non è necessario”). Proprio ieri sono tornata in ospedale per una visita di controllo e la ginecologa mi ha confermato che non c’è più traccia di camera gestazionale e che insomma il peggio dovrebbe essere passato.

 

Sally di Vasco e il dolore per una nuova perdita

Era da tanto tempo che non scrivo su post-partum. La verità è che non sono stata bene. Speravo di riprendere i post con una bella notizia, ma purtroppo così non sarà. Ho perso un altro bambino. Ho avuto un aborto interno per la precisione. Dal 24 ottobre, giorno in cui ho scoperto di essere incinta, le settimane sono state molto pesanti: siccome la mia precedente gravidanza era stata extrauterina, ho fatto esami e ecografie ogni settimana fino alla nona, quando mi hanno detto che il feto non era cresciuto e che non c’era alcun battito. Ovviamente potete immaginare lo shock mio e di mio marito: ci siamo ritrovati nel giro di 6 mesi a dover rivivere l’incubo di marzo, solo che questa volta avevamo qualche speranza in più visto che l’impianto era in utero e le beta crescevano bene. Io mi sentivo tranquilla perché non avevo perdite né dolori e persino dopo la comunicazione dell’aborto
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“Con il mio mestiere di hair stylist aiuto le mamme ad essere di nuovo sé stesse”

La prima cosa che ho fatto dopo aver partorito è stata quella di essere andata dal parrucchiere: avevo le occhiaie, il colorito grigio, mi muovevo al rallentatore. Eppure io consiglio sempre alle “mie” mamme di andarci: non bisogna perdere la propria serenità, anche esteriore (magari con un buon allenamento appena riusciamo). Ho chiesto allora a Emanuela Meroso, hair stylist con 30 anni di esperienza, cosa può fare un bravo parrucchiere per una neo mamma. Emanuela parlaci un po’ di te e che esperienze hai nell’ambito dell’hair styling. Lavoro da 30 anni circa con tanta passione per la bellezza. Il mio concetto di hairstyling si è sempre basato sulla ricerca della forma adatta per ogni viso: ho seguito diversi corsi in questi anni per perfezionare le mie tecniche di lavoro, partendo da Londra l’accademia di  Tony and Guy che mi ha dato le basi del taglio: ho avuto la fortuna di lavorare negli anni con artisti
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Michaela K. Bellisario: “Con ‘Parlami di lei’ voglio dare voce a mia figlia, vissuta per 20 ore dopo nascita”

Ci sono vicende che accadono e ti chiedi perché. Perché proprio a te, che cosa hai fatto di male. In fondo non chiedevi poi tanto, volevi solo vivere una vita semplice fatta di cose normali, come una famiglia, dei figli, un lavoro che ti piace. Alexandra – la protagonista di Parlami di lei,  romanzo della giornalista di Io Donna Michaela K. Bellisario – sembrerebbe avere tutto: un impiego che le permette di viaggiare, un marito che la ama, una bella casa e una bimba in arrivo quando ormai non ci sperava più. In un attimo tutto questo scompare e scopre com’è trascorrere i propri giorni sprofondata nel dolore. Una storia che ha vissuto in prima persona Michaela, che nel 2011 ha perso la figlia appena nata rischiando anche lei di morire. Ho incrociato la storia di Michaela per caso (ma davvero sarà così?) questa estate, mentre non stavo bene per via dell’aborto. Le ho scritto proponendole l’intervista
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Federica Accio, In Forma con Fede: “Ecco gli esercizi per tornare in forma dopo il parto”

Non c’è donna che non si domandi se ritornerà come prima una volta partorito. Io stessa me lo chiedevo e sicuramente non sono stata molto disciplinata durante la prima gravidanza di Paola. Sono ingrassata più di 20 chili e a distanza di 4 anni – durante i quali c’è stata anche la nascita di Vittoria – sicuramente non ho più lo stesso fisico. (ed è stato uno dei motivi per cui dopo la mia prima bambina ho avuto la depressione post partum). Ho cambiato alimentazione (a prestissimo un’intervista ad una nutrizionista per parlare di cibo in dolce attesa), ma devo dire che sono piuttosto pigra. Per questo ho trovato la proposta di Federica Accio, conosciuta in rete come “In forma con Fede“, molto interessante: può darsi che lo sport possa diventare mio amico un giorno grazia a lei:) Federica è laureata I.S.E.F e dopo 20 anni nel mondo del fitness ha scelto di diffondere la sua
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Un buon inizio.

“Ciao Valentina, volevo dirti che ho deciso di seguire il tuo consiglio e di farmi seguire dalla psicologa del consultorio. Ti tengo informata”. Questa mail mi è arrivata questa estate da parte di una mamma che forse non se la sentiva di cominciare un percorso di terapia, ma che poi ha deciso di prendere una decisione secondo me giusta quando si parla di depressione post partum o comunque di disturbi dell’umore. Voglio ricominciare dopo la pausa estiva da qui. A proposito: come sono andate le vacanze? Le mie sono state abbastanza rilassanti, con lunghe dormite (di cui avevo davvero bisogno), ho compiuto gli anni (35) e ho avuto del tempo per me stessa, cosa altrettanto sacrosanta, secondo me. Voglio pertanto ripartire dalle buone notizie. Dal dire a tutte voi che mi leggete o che siete incappate su post-partum per caso, che si può fare. Si può cominciare di nuovo a stare bene e ad amare
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“Il cesareo? L’esperienza più bella della mia vita”: Lucia, che ha fotografato il suo parto

Ho letto la storia di Lucia su Vanity Fair: da giornalista e appassionata di fotografia, ha scelto di raccontare il proprio parto con un punto di vista privilegiato, ovvero quello di fotografare i suoi figli non appena sono venuti alla luce. Finalmente anche la nascita con il cesareo ha avuto una sua dignità, visto che spesso le immagini poetiche vengono associate al parto naturale. Mi ha molto incuriosito e ho provato a contattarla, anche in vista del libro sul parto cesareo che sto scrivendo. A voi quello che mi ha raccontato. 

 

4 MAMME, Mamma Lucia: “Io pigra solo perché mio marito si occupa della famiglia?”

Come vi dicevo su Facebook, mi sono particolarmente indignata per il “caso” di Lucia, la mamma di Rimini che nel programma “4 mamme” è stata definita pigra perché suo marito passava l’aspirapolvere e giocava con i figli. “E’ una madre che deve fare queste cose, visto che sta a casa tutto il giorno” hanno sentenziato le altre partecipanti (peccato che Lucia lavori e che fosse in maternità in quel momento). Il caso ha voluto che Elisa, una delle madri che ho intervistato per post-partum, la conoscesse molto bene e ovviamente non ho perso l’occasione per intervistarla. Ecco quello che mi ha raccontato. (Per la cronaca: nell’ultima puntata del programma sono intervenuti anche due papà. Non dovrebbero esserci più distinzioni tra ruoli maschili e femminili, si è genitori e basta) .

 

Dopo l’aborto sono di nuovo serena: ce l’ho fatta

Ho scritto ampiamente sul mio post aborto, sull’importanza del non dimenticare, a quanto mi dicessero che “tanto tu sei forte”, alla necessità di piangere senza averne il tempo. Ebbene. Posso dire che dopo questo periodo di merda – perché non esistono parole migliori – finalmente comincio a stare meglio. E’ avvenuto quel famoso punto di svolta che mi ha permesso di compiere il percorso di risalita che fino a qualche tempo fa mi sembrava impensabile.

 

“I bambini vedono il mondo senza sovrastrutture”: le maestre d’asilo si raccontano

Quando quasi un anno fa scrivevo quanto fosse difficile per me lasciare andare Paola che si apprestava a iniziare l’asilo, oggi vi voglio raccontare l’intervista alle maestre che hanno accompagnato la mia bambina in questo primo anno. Donatella, Rita e Rita – e con loro Tiziana, che c’è stata quest’anno e poi si vedrà – sono insegnanti di lungo corso. Nella nostra scuola dell’infanzia si respira aria di famiglia ed è per questo che l’abbiamo scelta. E’ in questi anni che i bimbi imparano a stare con maggiore indipendenza nella società e io sono molta soddisfatta di come Paola sia cresciuta. Ogni passo che fa, ogni conquista in più è motivo di grande orgoglio perché per me lei è tutto ciò che non si può spiegare, un amore assoluto che mi avvolge e mi riscalda. Per questo so che è in buone mani. 

 

“Sei una brava mamma”: a volte sentirselo dire è la miglior medicina

“Secondo te sono una brava mamma?”  “Pensavo peggio” Questo è il dialogo tra me e mia madre riportato anche nel mio libro “Out of the Blue – Rinascere mamma“. Era l’estate del 2013, Paola aveva 4 mesi e io ero nella confusione più totale. Avrei voluto sentirmi dire che sì, ero una brava mamma, che stavo facendo tanti sforzi per esserlo e che dovevo essere fiera di me. Invece nulla. Con il tempo un po’ di stima mi è stata riconosciuta, ma ricordo perfettamente quando non sapevo da che parte girarmi e che l’unica cosa importante era che non riuscivo a pulire la casa. 

 

La ballata dei bambini perduti

 

Stickerkid: gli adesivi che aiutano le mamme a non perdere nulla

[in collaborazione con Stickerkid] Per tanto tempo ho fatto fatica a trovare mia figlia. Mi sentivo persa, svuotata, sfinita per colpa della depressione post partum. Per fortuna poi tutto è finito e adesso sono felice di essere una mamma non perfetta, ma certamente una mamma al meglio delle mie possibilità. Pensiamo per un attimo al contrario: e se fossero Paola o Vittoria a perdersi? Se durante una normale gita o anche al supermercato le perdessi di vista?

 

Perché avrei bisogno di piangere (e non ci riesco)

Stamattina facendo colazione ho trovato questo messaggio: “La pazienza paga”. Eppure mi pare che per il momento non funzioni. Il 14 giugno saranno 3 mesi da quando ho abortito. Tre mesi in cui io non abbia pensato un solo giorno a quello che mi è successo. Adesso avrei una piccola pancia di 4 mesi e forse saprei se avremmo avuto un’altra femmina o un maschio. Ho un’amica incinta che non riesco a vedere, non riesco proprio a condividere la sua gioia. L’altro giorno suo marito ci ha mandato le foto dei mobili che stanno montando per il bambino e un tempo avrei scritto molte parole piene di contentezza. Invece mi sono irrigidita e sono rimasta di pessimo umore per il resto della serata.

 

Susanna Bocconi, volontaria Progetto Itaca: “Depressione post partum più diffusa di quel che si pensa”

Dopo che io e mio marito Francesco siamo stati ospiti a The Real su Tv8 per parlare della nostra storia di rinascita con la depressione post partum, sono stata contattata da Susanna Bocconi, una delle volontarie che fanno parte di Progetto Itaca e che aiutano anche le mamme con la dpp. La simpatia immediata che ne è scattata mi ha fatto venire voglia di intervistarla, anche perché ha una storia molto bella da raccontare. Eccola per voi.

 

Il libro più vero sulla maternità esiste e io l’ho letto

  “Dopo il parto si ha, a volte, l’aspettativa, di un rientro immediato nella dimensione precedente, quasi che i cambiamenti, siano essi corporei o relazionali e di ruolo, procedessero per salti, in compartimenti stagni e separati tra loro. Il post parto, che si presenta come fase di transito tra il mondo del pre e quello del dopo bambino, viene vissuto come terra di nessuno, che si attraversa a volte senza quella curiosità e interesse che meriterebbe (…)”     Visto che ormai sono 3 anni che mi occupo di depressione post partum – sia in termini personali sia in termini professionali – ho letto diversi libri sull’argomento maternità (uno dei fondamentali rimane quello di Marilde Trinchero) . Devo dire che ho letto informazioni straordinarie, che mi hanno permesso di avere un quadro più ampio per aiutare le donne che mi scrivono.

 

Festa della Mamma a Leolandia, perché il gioco fa parte del mio essere madre

[in collaborazione con Leolandia] “Non si smette di giocare perché s’invecchia, ma s’invecchia perché si smette di giocare”. Così diceva George Bernard Show e siccome io i capelli grigi – anzi silver così sono più alla moda – già li ho, spero di non invecchiare male, continuando a divertirmi. Il gioco è una componente importante del mio modo di essere mamma, perché penso che sia fondamentale continuare a rendere la vita più colorata e più divertente anche quando si cresce e purtroppo si perde un po’ di magia. Per questo quando Leolandia mi ha invitato alla Festa della Mamma per un Blogtour ho accettato molto volentieri.

 

Depressione post partum e infanticidio: che legame c’è?

Questi sono giorni molto tristi visto che sto leggendo di tutto sulla ragazza di Trieste che ha partorito e affidato a morte certa la sua bambina. Il tema dell’infanticidio è sempre molto complesso e non essendo un clinico non posso certamente dare delle motivazioni psicologiche sul perché si sceglie di compiere certi gesti. Quello che so è che in questi fatti di cronaca i giornalisti spesso scrivono senza aver alcuna preparazione sull’argomento, scegliendo termini e raccontando i fatti con una superficialità spesso fatale. Per esempio chi soffre di depressione post partum non è che compie dei gesti estremi verso i propri figli, anzi quasi mai. A dirlo non io ma i dati emersi dall‘inchiesta scritta da me e Paola Maraone sulla DPP uscita su Gioia! lo scorso anno: “i figlicidi in Italia sono una ventina all’anno, le madri depresse 50.000 – ma di depressione madri (e figli) comunque soffrono”.

 

“Fino a quando non amerò il mio bambino?”

L’altro giorno mi è arrivato un messaggio da Istanbul: una mamma mi chiedeva aiuto. Mi ha raccontato la sua storia e mi ha chiesto con angoscia – lo si capiva bene dallo stile di scrittura – quando avrebbe finalmente potuto amare il suo bambino. 

 

“Tanto tu sei forte”: Eugenio Montale, la fede e l’aborto

Ho tanta fede in me e l’hai riaccesa tu senza volerlo senza saperlo perché in ogni rottame della vita di qui è un trabocchetto di cui nulla sappiamo ed era forse in attesa di noi spersi e incapaci di dargli un senso. Ho tanta fede che mi brucia; certo chi mi vedrà dirà è un uomo di cenere senz’accorgersi ch’era una rinascita. Queste sono alcune delle strofe di Ho tanta fede in te, una poesia di Eugenio Montale, maestro delle parole che non avevo mai considerato un gran che a scuola ma che ho riscoperto oggi che di anni ne ho quasi 35. Mi piace l’idea che nessuno si accorga che dalle ceneri in realtà non ci sia la fine, ma un nuovo inizio. E’ quello che ho provato io dopo aver toccato il fondo con la depressione post partum e che sto cercando di fare ora a seguito dell’aborto, anche se per ora con
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Fleur Indi di “16 Anni Incinta”: “Jamal mi ha fatto scoprire me stessa”

Dopo Marta e Sara, oggi è il turno della storia di Fleur Indi, una delle ragazze della prima stagione di “16 Anni Incinta – Italia”. Le sono particolarmente affezionata perché il suo piccolo Jamal ha solo due giorni di differenza con Paola e questo me l’ha fatta sentire sempre vicina. Finite le riprese, la vita le ha riservato alcune brutte sorprese, ma questa ragazza – nonostante abbia poco più di 20 anni – ha una forza straordinaria e anche io – che di anni ne ho quasi 35  – dovrei imparare da lei. Ecco cosa ha raccontato.

 

Su Frida Kahlo e l’aborto. Perché non si deve fare finta di dimenticare

“Se vuoi non vengo. Mi basta inventare la scusa del mal di testa e nessuno si domanderà perché non ci sono”. Questo è il messaggio che ho ricevuto da una delle mie più care amiche per la festa di Paola. E’ incinta e sa che ultimamente vedere pance in giro non mi fa sentire proprio tranquilla. Credo che dimostri la sua sensibilità e anche purtroppo la mia ancora poca dimestichezza con l’argomento.

 

E sono 4.

Questa è una foto a cui tengo molto. Perché rappresenta quello che è stato il nostro percorso fino a qui. Un’immagine di tenerezza, ma di una tenerezza sfocata, perché ti stringevo e non sapevo niente. In quei giorni di ritorno dall’ospedale stavo spesso in camicia da notte e vagavo per le stanze cercando di capire che cosa mi fosse successo. Ti vedevo lì, nella tua carrozzina a dormire con le braccine alzate, beata. E io mi domandavo come tutto fosse così uguale e tutto coì diverso. Per fortuna il peggio è passato. La terapia e il tempo sono stati dalla nostra parte e oggi, cara Paola, compi 4 anni. Non voglio aggiungere altro. Perché sei straordinaria e devo solo dirti grazie. Grazie per il sole che hai portato con te. E grazie perché sono sicura che sei tu la mia insegnante, la mia guida, non il contrario. Sei bella, di una bellezza che non ha
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Oggi è la Giornata Mondiale contro la depressione. Perché scelgo di vivere ogni giorno.

Oggi, 7 aprile, è la Giornata Mondiale contro la depressione. Io e Barbara Damiano abbiamo deciso un mese fa di parlare delle nostre storie per testimoniare che la vita – anche quando davvero sei al limite delle forze e sei esausto – in qualche modo di sorprende sempre. E non sono solo parole: è la verità. Se fossimo in un film ad un certo punto ci troveremmo di fronte al punto di svolta, quello che ti fa decidere se prendere una decisione piuttosto che un’altra, oppure interverrebbe qualcosa – una persona, un evento scatenante o una particolare situazione – capace di invertire la rotta. Per noi è successo, non è impossibile. Si può. Questa è la mia testimonianza raccontata sotto forma di lettera alla me stessa di quasi 15 anni fa: una me stessa che si amava poco o nulla e che faceva perennemente finta. A lei va tutto il mio affetto: non sono stati
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Elisa Liberatori Finocchiaro: “Il cesareo può essere anche bello, come il mio”

Oggi un’intervista che avevo voglia di fare da tempo e il destino ci ha messo lo zampino. Elisa Liberatori Finocchiaro è una blogger che ha scritto un articolo molto interessante sul cesareo e sul fatto che spesso il mondo della maternità – in questo caso il parto – sia disseminato di ideologie. Io di cesarei ne ho avuti due e devo dire che concordo in pieno con ciò che ha scritto. Ecco quindi cosa ha raccontato a post-partum.it.

 

Associazione SinergicaMente: dalla parte delle mamme

Un’intervista alla quale tengo molto e che non avevo ancora pubblicato. Il progetto Gemma dell’Associazione SinergicaMente per me è uno dei più belli e concreti che esistano per le mamme. Ho chiesto che cos’è e come si struttura a Patrizia De Lio,  protagonista di una delle storie che si trovano su post-partum.it. Ecco quello che ha raccontato.

 

Dell’aborto non si deve parlare, ma io lo faccio lo stesso

Come ho raccontato, purtroppo nelle scorse settimane ho avuto un aborto tubarico. Non sono ancora fuori pericolo: anche se le beta stanno scendendo – e questo senza dubbio è un buon segno – il ginecologo mi ha detto che un’emorragia interna e improvvisa potrebbe sempre manifestarsi (ad una sua paziente è successo). Per cui al minimo segnale di dolore acuto a destra, dove c’è la tuba incriminata, devo andare in ospedale d’urgenza. 

 

Ostetrica Linda: “Il mio mestiere aiuta le mamme a non sentirsi sole”

Quando su Facebook ho detto che anche dal brutto può nascere un germoglio, intendevo proprio il fatto di incontrare delle persone straordinarie come le ostetriche dell’ospedale di Voghera: dopo Ilaria, Simona, Letizia e Marica, oggi vi voglio far conoscere Ermelinda Maniscalco – detta Linda –  che mi ha tanto rallegrato durante il mio breve soggiorno in ospedale dopo l’aborto. 

 

Perché scelgo la felicità (nonostante il terrore)

Non so quanti di voi abbiano provato nella vita ad avere un attacco di panico. Io fino a gennaio scorso non sapevo cosa fossero, ne avevo solo sentito parlare. Quando ne ho avuto uno ho provato una sensazione di terrore davvero indicibile. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi, visto che non riuscivo più a respirare. Ne ho parlato con la mia terapeuta e lei mi molto tranquillizzato, cosa di cui in questo periodo ho molto bisogno.

 

Eccomi di nuovo

A conti fatti sono quasi due mesi che non pubblico nulla sul sito. Sono stata attiva su Facebook, ma qui non riuscivo a scrivere perché mi sentivo in colpa verso di voi che mi avete sempre seguito. Sono stata male: ho avuto due attacchi di panico, ho avuto paura di morire. Non riuscivo a controllare l’ansia che avevo somatizzato per colpa di una storia molto pesante raccontatami da una madre a cui ho dovuto dire di smettermi di scrivere. L’ho tolta da Whatsapp, l’ho bannata da Facebook: purtroppo mi scriveva tutti i giorni e io non riuscivo a dirle che in realtà non fossimo amiche, come lei credeva, e ad un certo punto non sono stata in grado di gestire anche le sue emozioni e ne sono stata travolta. Non è stata colpa sua, ovviamente, ma mia che ho creduto che non avrei mai avuto più crisi e che sarei stata sempre bene.

 

Valeria mamma di 3 gemelli: “La vera sfida? Avere attenzione per tutti”

Ci sono storie straordinarie che ti stanno proprio vicino, ad un palmo di naso. Questo è il caso di Valeria, ricercatrice di economia all’Università Milano-Bicocca, mamma di 3 gemelli che già solo per questo meriterebbe un premio. I bimbi sono compagni di asilo di Paola e quando l’ho vista così serena con una prole davvero numerosa, non mi sono fatta scappare l’occasione. Come si fa ad essere mamma di tre bambini che hanno la stessa età? Come si organizza il tempo? Come si fa a lavorare e dedicarsi alla famiglia almeno all’inizio così impegnativa? Ecco allora quello che ha raccontato. 

 

Professor Franco Baldoni: “Ecco cos’è il Disturbo Affettivo Perinatale Paterno”

>Sono particolarmente fiera dell’intervista di oggi perché il Professor Franco Baldoni è uno dei pochi in Italia (se non il principale studioso) che si occupa di depressione anche nei padri. Medico Psicologo, psicoanalista, psicoterapeuta, è Professore Associato in Psicologia Clinica e docente di Metodologia Clinica presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna. Da anni svolge ricerche in psicosomatica, sugli aspetti clinici dell’attaccamento e sulle problematiche della paternità. E’ autore di numerosi articoli scientifici e di volumi pubblicati in Italia e all’estero. 

 

Alessia di Mammaguru: “Lo Yoga fondamentale per aiutare le mamme”

Ho conosciuto Alex al Mammacheblog autunnale: entrambe eravamo in finale con i nostri progetti per l’1,2,3…PITCH. Lei ha un bellissimo sito che si chiama Mammaguru, dove si occupa di yoga e non solo. Dopo l’intervista a Fabrizio e Stefania sull’importanza di praticare anche in gravidanza, vi lascio alle parole di questa madre a cui dovrei effettivamente come rilassarmi (cosa che per chi ha figli è estremamente difficile, no?).

 

Sara Venneri: “Bisogna ridare alle mamme la consapevolezza di saper partorire”

Ho conosciuto Sara Venneri attraverso un suo post davvero molto importante, che è stato condiviso e commentato da tantissimi utenti del web. L’ho contattata e lei mi ha concesso questa bellissima intervista, che trovo ricca di informazioni e spunti. Ecco come si descrive: “34 anni, mamma di tre, dirigente di un poliambulatorio privato accreditato a Milano, che tra le altre cose si occupa di gravidanza, seguendo la donna durante l’intero percorso nascita, dando alle donne la possibilità, con il servizio sanitario, di essere seguite mediante un modello di assistenza di coopresenza medico/ostetrica…e Doula, sempre“. Vi lascio alle sue parole che spero possano dare origine ad un dibattito importante: perché la gravidanza e il parto devono ritornare in mano alle donne, almeno secondo me. 

 

Corso di accompagnamento alla nascita: come lo vorrei

Come sapete sono stata a presentare post-partum.it a 1,2,3 PITCH al Mammacheblog. E’ stata un’esperienza fantastica, perché chi non conosceva questo sito almeno adesso sa cos’è. Non ho vinto purtroppo il master digitale che mettevano in palio, ma dopo la mia esposizione in tante sono venute a salutarmi e a dirmi che sono stata coraggiosa a raccontare la mia storia. Segno che qualcosa sta cambiando, certo, ma che ancora molto c’è da fare, visto che la depressione post (e pre) parto sono ancora un tabù. 

 

Ma alla fine, che cos’è davvero il senso di colpa?

Partiamo dal presupposto che il senso di colpa per quanto mi riguarda è atavico. Mi sono sempre sentita in difetto su tutto e non solo nei confronti dei miei genitori, ma anche del perfetto sconosciuto che incontravo per strada e che magari mi faceva un’osservazione. Figuriamoci poi quando sono diventata mamma: l’ho già detto più volte che nei confronti di Paola io mi sento perennemente in difetto, visto che per colpa della depressione post partum sono stata sua madre zoppa per qualche tempo.

 

Cara vita, ti affronterò a testa alta perché non ho paura

Se mi leggete su Facebook sapete che questo è un periodo un po’ particolare per me. Ho deciso di concentrarmi di più su me stessa, perché sento di averne bisogno e perché credo che alle mie figlie e a mio marito serva una persona maggiormente sorridente e tranquilla. 

 

Un papà e la depressione post partum: “Abbiamo battuto il mostro, ma quanta paura”

Oggi una bellissima testimonianza di un papà, Andrea Luigi, che racconta come ha vissuto la depressione post partum della moglie. Questo per ricordare quanto sia fondamentale il ruolo del marito e del compagno nella creazione della famiglia. Vi lascio alle sue parole, buona lettura.

 

Paolo Mazzarello: “Il parto cesareo inventato da Porro, una scoperta fondamentale per salvare le donne”

Un’intervista di cui vado molto orgogliosa, quella di oggi, perché si tratta di un uomo di scienza che ha scritto un libro che ha cambiato la mia prospettiva di donna e di madre. Io – come sapete – ho subìto due cesarei e soprattutto per Paola mi sono sentita in colpa per diverso tempo. Il Professor Paolo Mazzarello invece ha scritto “E si salvò anche la madre. L’evento che rivoluzionò il parto cesareo” (Bollati Boringhieri) un libro che ripercorre la grande scoperta fatta da Edoardo Porro, medico ostetrico che esercitava a Pavia, il quale ha inventato il cesareo per come lo conosciamo oggi. Mazzarello è Professore ordinario di Storia della Medicina all’Università di Pavia, Presidente del Sistema museale dell’Ateneo e Direttore del museo “Camillo Golgi”. Ha scritto – tra l’altro –  articoli per Il Corriere della Sera, La Stampa e Nature; il suo ultimo libro s’intitola “Quattro ore nelle tenebre” ed è edito da Bompiani. Ecco che cosa
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Essere mamma può tirare fuori il peggio di noi stesse?

Un paio di settimane fa io e mio marito abbiamo provato l’ebrezza di stare senza bambine per un intero week end. Vi dico solo che abbiamo dormito fino a mezzogiorno. Eravamo proprio contenti, spensierati, quasi senza occhiaie. Non ridevo così di cuore da tempo, oltre ad aver recuperato un po’ di intimità. Siamo ritornati ai tempi in cui quella era più o meno la nostra vita, più leggera e sicuramente più riposante. Le mie figlie non mi sono mancate – anche perché le vedo tutti i giorni – e non mi sono sentita per nulla in colpa per il fatto di averle fatte andare dai nonni: venivamo da settimane stressanti, ogni tanto è sacrosanto stare da soli – come coppia e come unità – per poter ritrovare la salute mentale. Soprattutto prima avevo una grande quantità di tempo che non ho bene idea di come impiegavo: adesso per avere tutte quelle ore libere dovrei vivere
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Assistente mamma: cos’è la nuova figura di supporto alle neo madri

La mia amica Aurelia – che adesso vive in Canada – un giorno mi ha scritto su Facebook: “Sai che a Catanzaro c’è un progetto bellissimo, unico nel suo genere e soprattutto unico per il Sud?”. Mi sono incuriosita e ho preso contatti con Valentina Lanzo, una delle partecipanti che ha finito il corso e che adesso può aiutare concretamente le madri. L’assistente mamma non è una figura sanitaria – pur avendo nozioni di base – eppure permette di non lasciare sola la donna nel periodo delicato del puerperio. Il corso è stato promosso dall’Associazione di Promozione Sociale Promethes sede in Calabria dell’OIDA, (scuola di formazione riconosciuta dal Miur), che ha appunto avviato questo percorso formativo –  unico nel meridione e secondo in Italia  – a sostegno della maternità. Si tratta di una figura professionale nuova, che lancia lo sguardo a realtà già più consolidate all’estero, come in Olanda e in Francia. 

 

Francesca: “Io mamma nonostante la sclerosi multipla”

Oggi voglio raccontarvi una storia che mi sta molto a cuore, così come voglio bene alla persona che state per scoprire. Lei è Francesca, più che una compagna di scuola. E’ stata la mia compagna di banco, una confidente, un’amica preziosa con la quale si condivide un pezzo di vita. Poi le nostre strade si sono separate, per molto tempo l’ho persa di vista e speravo che stesse ovviamente bene. Qualche anno fa sono venuta a sapere che purtroppo ha ricevuto una diagnosi pesante, una di quelle che per tutti – ma non per lei potete starne certi – è un cambiamento molto più che radicale. Ci siamo rincontrate su Facebook e recentemente siamo uscite per un caffé. E’ una donna straordinaria, ha una forza incredibile. Ha accettato di raccontare la sua storia, che voglio condividere con voi.

 

Quando sei inghiottita.

Quando ho aperto post partum mi sono sempre data una regola: raccontare la verità, sia nei momenti belli ma soprattutto in quelli brutti. Ecco, ieri è accaduto un episodio davvero brutto. Ho avuto un attacco di panico. Mi mancava l’aria e mi sono sentita togliere la terra da sotto i piedi. Ho pensato che sarei morta. Mi sono messa sul letto e ho cominciato a dondolare avanti e indietro, tenendomi le mani e piangendo a dirotto quasi in un lamento.