Paolo Mazzarello: “Il parto cesareo inventato da Porro, una scoperta fondamentale per salvare le donne”

Paolo Mazzarello E si salvo anche la madre libro

Paolo Mazzarello E si salvo anche la madre




Un’intervista di cui vado molto orgogliosa, quella di oggi, perché si tratta di un uomo di scienza che ha scritto un libro che ha cambiato la mia prospettiva di donna e di madre. Io – come sapete – ho subìto due cesarei e soprattutto per Paola mi sono sentita in colpa per diverso tempo. Il Professor Paolo Mazzarello invece ha scritto “E si salvò anche la madre. L’evento che rivoluzionò il parto cesareo” (Bollati Boringhieri) un libro che ripercorre la grande scoperta fatta da Edoardo Porro, medico ostetrico che esercitava a Pavia, il quale ha inventato il cesareo per come lo conosciamo oggi.

Mazzarello è Professore ordinario di Storia della Medicina all’Università di Pavia, Presidente del Sistema museale dell’Ateneo e Direttore del museo “Camillo Golgi”. Ha scritto – tra l’altro –  articoli per Il Corriere della Sera, La Stampa e Nature; il suo ultimo libro s’intitola “Quattro ore nelle tenebre” ed è edito da Bompiani. Ecco che cosa ha raccontato.

Professor Mazzarello, come mai prima dell’avvento di Porro il cesareo provocava un grande terrore?

Perché era quasi sempre seguito dalla morte della madre e spesso anche del bambino. La madre moriva in fase precoce dopo il parto per emorragia, oppure dopo qualche ora o qualche giorno di infezione generalizzata (sepsi).

Può raccontare in breve per chi non la conosce la storia di Edoardo Porro?

Nato a Padova nel 1842, Porro si laureò in medicina e chirurgia a Pavia nel 1865, poi combatté con Garibaldi prima di esercitare la professione medica e, soprattutto, l’ostetricia a Milano. Nel 1875 tornò a Pavia sulla cattedra di ostetricia assumendo anche la posizione professionale di primario ostetrico dell’ospedale di San Matteo. Qui, nel 1876, realizzò un rivoluzionario intervento cesareo che permise di programmare la salvezza, non soltanto del nascituro, ma anche della madre. L’intervento di Porro fu importante perché mise all’ordine del giorno una doppia salvezza, quando in precedenza vi era spesso una doppia tragedia. Da quel momento gli ostetrici capirono che era possibile superare le difficoltà del parto attraverso l’astuzia operatoria. Dopo questo grande successo chirurgico, Porro tornò a Milano come direttore della Scuola Ostetrica e primario nell’Ospedale Maggiore. Morì nel 1902 per le complicanze tardive di una infezione sifilitica contratta da una paziente durante una manovra di rivolgimento ostetrico.

La storia di Porro è anche la storia di una donna, Giulia Cavallini. Perché è così importante?

E’ una storia emblematica della condizione terribile delle donne che avevano malformazioni pelviche e rimanevano incinte senza possibilità di partorire lungo le vie naturali. Capitava frequentemente perché, a causa di disturbi alimentari e rachitismo, spesso le donne, durante l’adolescenza, sviluppavano malformazioni ossee del bacino che restringevano o rendevano tortuoso il canale del parto. La storia di Giulia Cavallini, la donna che venne sottoposta all’intervento concepito dalla mente professionale di Edoardo Porro, è la storia di una donna coraggiosa che cercò con il suo medico una via nuova di sopravvivenza per lei e per la bambina che nacque (non per niente chiamata oltre che con i nomi di Maria Alessandrina, anche, e non poteva essere altrimenti per le modalità con cui era nata, Cesarina). Da quel momento diventava chiaro che il destino di una donna con una malformazione pelvica o con una atonia uterina, non era più quasi ineluttabilmente votato alla tragedia, ma si aprivano prospettive concrete di sopravvivenza.

Nonostante la scoperta straordinaria la “tecnica Porro” venne inizialmente osteggiata da molti colleghi. Come mai? Quanto tempo ci volle perché la tecnica Porro fosse perfezionata e permettesse l’esecuzione del cesareo come lo conosciamo oggi?

La medicina, e la chirurgia in particolare, tendeva a essere conservatrice, rispetto a una novità rivoluzionaria era più semplice rifugiarsi nei dogmi esistenti. Forse, poi, vi era anche dell’invidia professionale fra colleghi. Infine la tecnica Porro rendeva sterile la donna (un risultato positivo perché, data la condizione del suo bacino, se la donna rimaneva incinta moriva quasi sempre al momento del parto). Tuttavia, incredibilmente, una procurata sterilità era considerata da qualcuno immorale. In poco meno di dieci anni alcuni ostetrici svilupparono degli interventi conservativi che superarono la tecnica di Porro, facendo entrare definitivamente l’ostetricia nell’età moderna.

Veniamo appunto ai giorni nostri. Quanto della tecnica di Porro è rimasto nell’esecuzione del taglio cesareo?

La tecnica Porro, variata opportunamente, non è scomparsa dall’ostetricia e viene talvolta praticata in situazioni di emergenza e in condizioni difficili (ambulatori del terzo mondo, improvvise emorragie irrefrenabili etc.), in questi casi la rimozione dell’utero e qualche volta l’unico mezzo per arrestare l’emorragia.

Perché secondo lei – nonostante la grande rivoluzione che ha portato alla medicina – il taglio cesareo è considerato quasi una sconfitta non solo dalle mamme ma anche dagli operatori sanitari che le accompagnano in gravidanza?

Il taglio cesareo è un intervento chirurgico e, in quanto tale dovrebbe essere eseguito nei casi dovuti. E’ sicuro che in Italia vi sia un abuso di questa pratica, soprattutto in talune regioni, talvolta favorita dalle case di cura private dove si recano le partorienti, perché l’intervento rende di più rispetto al parto per vie naturali.
Detto questo non penso che il parto cesareo sia una sconfitta, chi lo pensa sbaglia e dimostra di essere legato a pregiudizi immotivati. L’intervento è soltanto un mezzo da applicare a donne che presentano una difficoltà (anche psicologica in taluni casi) nell’affrontare il parto per vie naturali. Ma non enfatizzerei o stigmatizzerei la via attraverso la quale si giunge all’unico risultato che conta, la nascita di un bambino e la salute della madre. Solo questo in definitiva conta.

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