Dell’aborto non si deve parlare, ma io lo faccio lo stesso




Come ho raccontato, purtroppo nelle scorse settimane ho avuto un aborto tubarico. Non sono ancora fuori pericolo: anche se le beta stanno scendendo – e questo senza dubbio è un buon segno – il ginecologo mi ha detto che un’emorragia interna e improvvisa potrebbe sempre manifestarsi (ad una sua paziente è successo). Per cui al minimo segnale di dolore acuto a destra, dove c’è la tuba incriminata, devo andare in ospedale d’urgenza. 

Non sono certamente giorni facili, perché la normalità ci è di nuovo calata addosso (a volte per fortuna): in sostanza è tutto uguale a prima e tutto diverso. Eppure le persone che ci circondano hanno archiviato questa storia con una velocità che mi lascia basita. E’ come se non fosse successo niente, o anche se è successo ha i contorni nebulosi e imprecisi di  un evento sfocato. In primis i miei genitori che certo, mi hanno dato un aiuto pratico tenendo qualche giorno le bambine mentre io mi riprendevo, ma che poi hanno deciso di andare oltre senza chiedermi come stia affrontando tutto questo. Io faccio davvero molta fatica a volte. Mia nonna – che per carità ha 86 anni – mi ha anche detto: “Meno male che l’hai perso, con tre figli è dura”. Non le ho risposto niente solo perché è anziana.




L’idea che mi sono fatta è che tanto l’aborto non sia una cosa grave. Non ci si sofferma sullo stato d’animo delle mamme, le si ingozza di frasi fatte, di “hai già due figlie pensa a chi non ce li ha“, oppure “le tue figlie devono darti la forza” o ancora – la mia “preferita” – “non devi essere triste che sei fortunata”. Bene, lo so già da me che lo sono, ma questo non significa che soffra di meno: non è bello espellere quella che per me era una vita – perché io credo che cominci dal concepimento – tra il sangue, in un assorbente. E poi buttare tutto in pattumiera. A questo, ci avete mai pensato prima di dire minchiate? cavolate?

Non importa quanto fosse avanzata la gravidanza. Io ero di 6 settimane, quasi un’idea. Eppure se fosse andato tutto bene si sarebbe sentito il battito. Quindi, dentro di me ci sarebbe già stata un’altra piccola persona. Come al solito ho trovato tantissima solidarietà in Rete, da donne che ci sono passate, o che avevano sorelle o amiche che ci sono passate. Chi mi ha scritto di aver vissuto l’esperienza più volte. Chi non ci è passata, ma che ha capito il dolore e l’importanza della perdita. Mi hanno sostenuto le maestre dell’asilo di Paola, persino la sua insegnante di ginnastica che mi conosce a malapena: tutte loro potevano far finta di niente, invece mi hanno dato molta forza. Tutti, tranne chi dovrebbe essere più vicino a me.

L’aborto, esattamente come la depressione post partum, non è qualcosa da nascondere. Succede – e a quanto ho visto in questi giorni succede davvero a tante – e non si può fare finta di nulla. Solo attraversando il lutto si può diventare più forti. Perché, prima o poi, se lo si nega, torna indietro come un boomerang a chiederti i conti.

Foto credits: Pixabay

 

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6 comments

  1. Chiara

    Ciao,
    Ti capisco benissimo. Io ho avuto due aborti tra il primo e il secondo figlio. Il primo è avvenuto alla sesta settimana e li, ginecologa compresa, tutti a dirmi che tanto ero di poco incinta e che anzi si poteva parlare di ritardo mestruale. Ma in quelle settimane mi era cambiata la pelle, i capelli e i pensieri erano tutti per il nuovo in arrivo. Ma loro non capiscono. Il secondo aborto l ho avuto alla 12 settimana, quando tutti ormai sapevano, fratello maggiore compreso, che ero incinta. Ho dovuto fare il raschiamento e non la sera non sapevo come tornare a casa…in che stato ero? Ma anche lì, tutti a dire: be dai uno c’è l’hai, sei fortuna potevi anche morire ecc, quello che ho percepito esche nessuno ti dà la possibilità di soffrire e riconosce la tua tristezza che è assolutamente legittima e profonda. È faticoso per chi ci circonda accettare la nostra tristezza.

    • Valentina Colmi

      Hai ragione Chiara! E sai una cosa? Non importa per quanto tempo sei incinta, tu sai che avevi la vita dentro e un attimo dopo questa non c’è più. Purtroppo non se ne parla abbastanza.

  2. Elisa

    Ti capisco come ci si sente le persone che ti chiedono come ti senti. Ma come mi devo sentire un attimo prima avevo una vita dentro e dopo quel intervento mi sono sentita vuota una parte di me non c’era più solo chi cin passa lo può capire

    • Valentina Colmi

      Ciao Elisa, scusa ho visto la tua risposta solo ora. Hai ragione, purtroppo ci si sente vuote e non tutte possono capire.

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