Depressione: i numeri spaventosi di un male ancora sconosciuto

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“Piangersi addosso non serve a niente”, “Basta essere tristi”. Quante volte le persone depresse si sono sentite dire così? Quasi come se la loro malattia fosse figlia di un dio minore, come se non meritasse abbastanza attenzione e che essere depressi significhi solo essere un po’ di malinconia. Purtroppo sappiamo che non è così, ma essendo un male che non ha sintomi fisici, si dà per scontato che sia meno grave. Se ci pensiamo attentamente forse è pure peggio: una ferita fisica si può tamponare e curare, una dell’anima continua a sanguinare.

Per questo vorrei condividere con voi i numeri spaventosi della depressione in Italia. Perché quella post partum è solo una sua rappresentazione.  Alcuni dei dati emersi dal Forum “Un Viaggio di 100 anni nelle neuroscienze” organizzato a Roma da The European House-Ambrosetti all’Accademia dei Lincei, in occasione dei 100 anni di Lundbeck (compagnia farmaceutica danese) indicano che si tratta di una vera e propria malattia sociale: ne sono colpiti il 12,5% degli italiani (circa 7,5 milioni) anche se solo il 34,3% dei pazienti che assume farmaci antidepressivi. Secondo poi un’altra ricerca – chiamata  Idea (Impact of Depression in the Workplace in Europe Audit –  che ha coinvolto oltre 7mila adulti europei di età compresa fra i 16 e i 64 anni, lavoratori e dirigenti, o che lo fossero stati negli ultimi 12 mesi –  ben il 20% degli intervistati ha avuto una diagnosi di depressione e il numero medio di giornate di congedo dal lavoro dopo l’ultimo episodio depressivo è stato di  36 giorni.

Purtroppo chi cade in depressione spesso  non chiede aiuto a nessuno e solo circa un terzo dei pazienti cerca terapie antidepressive. Qualora le trovasse, però, è elevatissima la percentuale di chi abbandona subito dopo il primo trattamento: il 50% infatti dei pazienti ritiene infatti di non ottenere risultati e abbandona la ricerca di una terapia efficace.

La depressione non è molto diversa da quella post partum: si prova profonda tristezza, dolore, senso d’inutilità, disperazione, perdita della voglia di fare le cose, incapacità di provare gioia e piacere, disinteresse per le attività quotidiane e  inadeguatezza nel lavoro abituale. Tutto diventa difficile e non si prova più affetto per i propri famigliari e ci si sente distaccati da qualsiasi evento della vita. Si associano anche perdita di memoria e di concentrazione, che possono influire negativamente anche sul lavoro.

Ma la cosa più grave e dolorosa è che le persone affette da depressione scompaiono letteralmente dalla loro famiglia: fisicamente ci sono, ma con la mente sono in un altrove che le fa sprofondare sempre di più.

Chi ha coraggio ora di dire che la depressione non sia un male schifoso?

Fonte: quotidianosanità.it

 

 

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