#bastatacere: è davvero informazione?

Pancia donna incinta

In questi giorni sta imperversando sui social il movimento #bastatacere dove si incoraggiano le donne a raccontare in forma anonima della violenza ostetrica che hanno subìto durante il parto. Spesso si parla della nascita come di un momento magico e meraviglioso – e per molte lo è per carità – ma quando le cose vanno male si tenta – almeno ad oggi – di non dirlo. Quasi come se ci si vergognasse perché il proprio corpo non è stato in grado di avere un travaglio veloce e di aver partorito senza epidurale. Continua a leggere…

Perché sono una brava mamma.

cuore con crepa

E’ arrivato aprile. Per noi è un mese di festa perché sono nate entrambe le nostre figlie: Paola il 15 e Vittoria il 21. Eppure  – nonostante la gioia per i compleanni – per me con questo mese inizia anche l’inquietudine. Un’ inquietudine che cominciava proprio nella notte di quel lunedì di 3 anni fa quando alle 3 di notte mi si ruppero le acque e non sapevo ancora cosa mi sarebbe successo. Continua a leggere…

Federica, mamma coraggio che ammette: “avevo paura di morire e di non poter curare mio figlio”.

Una mamma infelice è una mamma scomoda. (1)

Buongiorno, questa è un’altra testimonianza che è arrivata tramite mail e che mi sono sentita di pubblicare. Perché dobbiamo combattere il tabù della maternità perfetta, del “non si può dire”. Si deve dire. Perché si scoprirà che non si è sole e che i problemi si possono risolvere. Se volete scrivermi l’indirizzo è questo: valentina@post-partum.it oppure sulla pagina Facebook di Post-partum.it.

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Patrizia De Lio, psicoterapeuta: “La società ci vuole madri, ma non ci aiuta ad esserlo”

Mamme sole

Oggi un’intervista che mi ha fatto commuovere. Perché Patrizia De Lio ha scelto di condividere con me la sua esperienza di psicologa e psicoterapeuta con un vissuto particolare: sua madre ha sofferto di depressione post partum. Come sapete anch’io ho scoperto di avere avuto mia nonna che ha sofferto della stessa malattia e lei racconta qui che cosa ha significato crescere con una strana “compagna” presente nella vita sua e di sua madre. Vediamo che cosa ha raccontato.

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“Ritratti di pancia”: quando la ferita del cesareo diventa un’opera d’arte

04 gcongia Ritratti copia

Ho intervistato Gisella Congia in occasione del suo lavoro intitolato Chiaroscuri nella maternità, un progetto fotografico nato nel 2011  in cui  ha fotografato 25 donne nella loro quotidianità di mamme, cercando di indagare senza filtri la vera essenza della maternità, che come sappiamo spesso è un’immagine anni luce lontano dalla realtà.

Ora Gisella è ripartita con un nuovo lavoro, prodotto dall’associazione L’Eptacordio e con la collaborazione de www.oasidellemamme.it: Ritratti di Pancia – Storie di Cesarei e di Ferite Emotive, che appunto mira a parlare della cicatrice lasciata dal parto. Io stessa ne ho avuti due e devo dire che la mia ferita l’ho vissuta in maniera diversa (in che modo lo vedrete alla fine di questo post). Ci sono donne però che si sentono sconfitte dal non aver partorito naturalmente, che non si capacitano di non esserci riuscite e che si sentono in colpa. Questo progetto – definito giustamente da Gisella “sociale” – squarcia il velo dell’omertà che spesso si cela dietro la parola “cesareo”. Lascio a lei la presentazione di Ritratti di Pancia. E grazie Gisella, perché le tue foto aiuteranno tante di noi.

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La depressione post partum e quel “mai detto” in famiglia

depressione post partum

Qualche tempo fa intervistai il giornalista e vice direttore de La Stampa Massimo Gramellini che mi disse: “Le famiglie sono delle comunità umane “condannate” alla convivenza e alla condivisione di spazi e interessi ristretti, per questo si nascondono i peggiori segreti”. Nel suo caso quello di aver scoperto che la madre non era caduta dal balcone a seguito di un infarto, ma che si era suicidata nella notte di Capodanno, quando lui era ancora un bambino. Anch’io ho scoperto un segreto, o meglio una verità taciuta o semplicemente mai tirata fuori, anche se è sempre stata lì, a portata di mano. Continua a leggere…

#mammekids: ecco che cosa ho imparato (e ho scoperto di non sapere niente)

mammekids

Dopo aver partecipato lo scorso febbraio alla conferenza stampa di #mammekids, oggi sono andata alla prima giornata di lavori che si è svolta a Milano, in Open, una libreria speciale che si trova in Viale Montenero. Avendo appunto due figlie piccole, ma bambine del loro tempo, è giusto che io come genitore impari a capire come relazionarmi con le nuove tecnologie (ci avete mai fatto caso che siamo l’ultima generazione che si ricorderà com’era il mondo senza internet?). Non so i vostri bimbi, ma Paola guarda i cartoni o sul cellulare o sull’iPad, mentre Vittoria – nonostante per età ovviamente non sia in grado di capire come funzioni – è molto attratta dallo smartphone.

Per me la rete è stata molto utile: qui ci ho trovato le informazioni che mi hanno salvato la vita, permettendomi di sapere che all’Ospedale Niguarda curano le mamme con la depressione post partum. Prima nessuno mi aveva saputo dire cosa fare e dove andare. Per questo penso che la tecnologia non sia da demonizzare, anzi: dovrò spiegare alle mie figlie gli strumenti per poter utilizzare internet in maniera consapevole, per fare in modo che si possano sentire parte attiva di questo cambiamento storico e non che subiscano i social, con possibili conseguenze anche drammatiche.

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Masterchef, Erica: “Sono cambiata come mamma e come donna”

Dal web

Dal web

Quando ho partorito sono stata in fin di vita. Sono stata operata 7 volte in un mese, quindi anche questo mi ha fortificato. Ho avuto un parto bruttissimo e poi ho continuato a stare male per una settimana. Gridavo dal dolore e mi dicevano che avevo degli attacchi di panico. Fortunatamente poi mi hanno fatto una tac e si sono accorti che si era staccato durante il parto l’uretere dal rene.  Pensa che non avevo voluto neanche l’epidurale, perché per me il dolore durante il travaglio ha un senso. E’ stato un inferno, ma sono qui“.

Erica Liverani è una sorpresa. Innanzitutto ha accettato questa intervista senza pensare che la vincitrice della quinta edizione di Masterchef meritasse palcoscenici più prestigiosi. E’ una ragazza alla mano, sensibile e disponibile, piuttosto lontano secondo me dall’immagine che le è stata cucita addosso dalla tv e che per questo le è costata molte critiche, alcune delle quali molto pesanti (tanto da spingerla alla denuncia). Ecco che cosa mi ha raccontato.  Continua a leggere…

Non è vero che le madri lo sanno.

depressione post partum

Ieri sono stata dalla mia psicologa per il nostro incontro mensile; ormai, più che una seduta di psicoterapia è diventato un momento in cui mi alleggerisco delle mie “scarpe pesanti”. Sono giorni piuttosto impegnativi – anzi settimane impegnative – e delle volte ho proprio l’impressione di non farcela più.

Non è però di questo che vi vorrei parlare, ma di una riflessione che ho fatto da quello che mi ha detto: Continua a leggere…

Depressione post partum: ostetriche, ginecologi, medici tutti, SVEGLIATEVI!

donna depressione

Leggo con molta tristezza che qualche giorno fa una donna di 31 anni – già madre di due bimbi – si è suicidata mentre era in attesa di due gemelli. L’articolo conteneva le frasi di rito “soffriva di depressione” e “nessun segnale sembrava far prevedere l’insano gesto”.

Allora. Io sono un po’ stufa di questa superficialità. Da parte di tutti: da parte di chi scrive – che evidentemente la maggior parte delle volte – non sa neanche di che cosa si stia parlando, ma soprattutto da parte di chi questa donna l’aveva in cura. Il mio è un j’accuse a tutti voi, medici, ginecologi, ostetriche che ogni giorno lavorate fianco a fianco con future mamme o che mamme lo sono già diventate. Ogni anno in Italia – secondo i dati a disposizione – si ammalano di depressione post partum tra l’8 e il 12% delle neo madri. Non lo 0,1%. E questo secondo le stime ufficiali. Pensiamo al sommerso, a quelle che non ci vanno a dire che stanno male. Continua a leggere…