Milano, Associazione Apeiron e il Progetto Mamme

Progetto mamme

‘Se quando guardo il mio bambino provo emozioni e sentimenti contrastanti che mi turbano, chi dice che questo è incomprensibile o inimmaginabile? nella difficoltà non serve giudicarsi, serve chiedere aiuto’.    

Dove.

Via Bazzini 24, 20153 Milano Tel: 02. 7069.8367 E-mail: progettomamme@apeironassociazione.org Il sito: apeironassociazione.org 

Perché.

Mi ha colpito molto in cui Ramona Di Battista, Claudia Bonà e Stefania Tornatore hanno pensato e ideato uno spazio speciale dedicato alle mamme. Quando ho parlato con loro mi ha impressionato la passione che ci mettono per cercare di condividere un’esperienza, quella della maternità appunto, che è così totalizzante. L’ Associazione Apeiron ha creato Progetto Mamme, che si articola in tre diversi momenti: “Sta per nascere una mamma”, “Tempo mamma – bambino” (rivolto a mamme con bimbi da 0 a 6 mesi) e “Il Cesto dei tesori (dai 6 ai 12 mesi). Ecco che cosa ha raccontato Ramona per post-partum.it.

Come nascono i progetti legati alla maternità? 

La verità è che c’è sempre una buona dose di esperienza personale: due delle tre ideatrici del Progetto Mamme all’epoca della prima progettazione erano mamme novelle (la terza lo è diventata qualche mese fa) è stato piuttosto facile riportare alla memoria le fatiche vissute durante la gravidanza e ancor più durante il primo anno di vita dei nostri figli, abbiamo ripensato al modo in cui le abbiamo affrontate o meglio a come non le abbiamo affrontare, ma sopportate. Ecco, il desiderio di stare bene e non stare nel disagio dicendosi ogni giorno‘ passerà anche questo periodo…’, questo ci ha mosso più di ogni altra cosa. La fonte di ispirazione più analitica è arrivata invece dall’osservazione dell’attività clinica che l’Associazione Apeiron svolge con mamme e genitori che chiedono aiuto allo psicologo quando la sofferenza è insopportabile e magari anche l’equilibrio della coppia è  messo a dura prova proprio dall’arrivo di un bebè. Uno dei fondatori di Apeiron ci raccontava che negli anni ’70 la parola d’ordine in tema di salute degli individui era ‘prevenzione’, nessuna di noi ne ha mai sentito parlare in tempi recenti e questo mi pare racconti bene il nostro quotidiano. E c’è anche un ulteriore convincimento profondo, direi, ontologico: l’incontro con l’altro – nel nostro caso con altre mamme – arricchisce, riempie, alleggerisce, conforta e rafforza.

Secondo la vostra esperienza quali sono le più grosse paure che vivono le mamme? Ed è ancora difficile dire di non stare bene?

Anche qui abbiamo attinto all’esperienza personale, il pancione qualche volta dà la carica, una potenza che sfiora i super poteri, qualche volta stravolge a tal punto che la paura è quella di non ritornare più come prima. Ma è quando arriva il bebè che, chi più chi meno, avverte il materializzarsi di ansie e paure legate soprattutto alla trasformazione della propria quotidianità: ero una ora siamo due, da coppia a triade, nulla sembra più come prima il proprio corpo, le proprie percezioni, lo stile di vita e le relazioni, persino le aspettative di chi circonda la neo mamma si sono trasformate. Ricordo che al culmine della fatica mi chiedevo: ‘ma perché non me l’ha detto nessuno che sarebbe andata così? perché le mie amiche, già mamme, non me l’hanno detto? eppure ci sono passate anche loro, è impossibile che me ne accorga solo io’. E appunto quella volta nessuno me ne ha parlato, per pudore credo.

Non è difficile dire che non ci si sente a posto, capita che sia difficile legittimarsi di dirlo, vista la carica di aspettative che circondano le mamme. Cogliere i segnali deboli significa accettare che se sono stanca e dolorante sarò anche nervosa e poco paziente, avrò bisogno di sostegno, di comprensione, questo non è innaturale o inimmaginabile. Se passo tutti i giorni a casa sola con il mio bambino avrò pure voglia di compagnia ‘adulta’ e desiderio di fare due chiacchiere per non soffrire di solitudine oppure voglia di dedicarmi alla mia professione, anche questo è comprensibile e naturale. Se quando guardo il mio bambino provo emozioni e sentimenti contrastanti che mi turbano, chi dice che questo è incomprensibile o inimmaginabile? nella difficoltà non serve giudicarsi, serve chiedere aiuto.

Quali sono le parole con cui viene raccontata secondo voi la maternità oggi?

Distinguerei le fonti da cui provengono i racconti.  I media, da un lato, alimentano l’aspettativa che la maternità sia – anzi debba essere – una esperienza totalmente positiva, leggera, sicuramente poco impegnativa vista l’immagine perfetta della mamma descritta con immagini e racconti di personaggi del mondo dello spettacolo. Regna il mito: bambini che piangono poco, mangiano bene, dormono bene, fanno pipì e pupù sempre con il sorriso, non si ammalano mai e non si sporcano mai e questo grazie all’ acquisto diquesto o quel prodotto. Poi, fortunatamente, ci sono le mamme che si incontrano al parco e si raccontano con spontaneità, mamme che cercano in rete forum di discussione dove dire di sé e della propria maternità vissuta, certo il rischio è quello di crearsi un’opinione attraverso qualche commento mitomane, ma l’importante è verificare le fonti e diversificarle. E poi ci sono blog come il tuo che informano e che fanno cultura sulla maternità, che mi piacerebbe fosse una attività a cui tutte noi mamme ci dedicassimo almeno un po’.

Le mamme di oggi sono sole o scelgono di essere anche per paura del confronto con altre mamme?

Le mamme che ci contattano e chiedono di partecipare agli incontri ci raccontano che fronteggiare la solitudine significa anche incontrare altre mamme, altre donne con cui dialogare. Nessuna mamma partecipa per giudicare se stessa o le altre, durante l’incontro ciascuna mamma ha la possibilità di narrarsi e di narrare la propria storia e la propria specificità, perché ciascuna, così come ciascuna coppia mamma-bambino, ha le sue proprie caratteristiche e le sue proprie peculiarità che fanno sì che si instauri una relazione ed un legame unici ed irripetibili. 

Nel gruppo il clima è sereno e a poco a poco si crea una atmosfera di grande complicità e comprensione reciproca, per esempio nell’attività del cesto dei tesori non è raro che i bimbi si addormentino sul materassino dopo aver esplorato e maneggiato gli oggetti e questo permette alle mamme di proseguire i discorsi e lo scambio di informazioni magari bevendo una tazza di buon the.

Cosa ancora non si dice della maternità?

Forse si dice troppo poco che la maternità è una fatica immensa e che va accompagnata e sostenuta.

Sembra incredibile ma ci sono mamme in costante rincorsa di un modello ideale di madre lontano anni luce dalla propria abilità e dalla propria soggettività. Ricordo di una mia dirimpettaia che aveva partorito la sua bambina una settimana prima, la incontrai nel cortile di casa e avevo per mano il mio bambino di 2 anni, aveva il viso affaticato e gli occhi stanchi, al mio saluto rispose con un sorriso forzato, ‘buongiorno, come state ?’ chiesi, ‘ benissimo ‘ mi rispose senza incrociare il mio sguardo, ‘Gaia mangia e dorme’, ‘ una vera fortuna ‘ osservai. Ma l’espressione del suo viso mi suggeriva tutto l’opposto.

Quali sono le vostre prossime iniziative? 

Per quest’anno puntiamo alla divulgazione del Progetto Mamme attraverso un’attività di sensibilizzazione verso pediatri e medici di famiglia delle zone 3 e 4. Abbiamo presentato il nostro modello di lavoro a più di 20 medici, che spesso ci hanno confermato attraverso il loro punto di osservazione quanto sia necessario ed importante creare spazi per le mamme con bimbi entro i 12 mesi di età. Gli incontri si tengono una volta alla settimana presso la nostra sede di via Bazzini 24 in zona Piola. Per il prossimo futuro stiamo pensando a collaborazioni con centri di ricerca legati al mondo delle università milanesi, nelle quali alcune facoltà di psicologia stanno conducendo studi e ricerche per proporre alle mamme milanesi, attraverso l’uso degli smartphone, momenti di condivisione.

Foto credits: Associazione  Apeiron 

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