Valentina Maran: “Sono una pessima madre e me ne vanto”

Valentina maran

‘Io scherzo sempre dicendo che i figli sono “piezz e core”, ma anche delle belle fette di culo’. 

Se provate a cercare il nome ‘Valentina Maran‘ su Google il primo risultato che vi verrà fuori è quello relativo al suo blog, uomochemilava. E’ il titolo di un suo romanzo erotico, ma non solo. In questo angolo personale, Valentina, copywriter freelance e autrice  di altri libri (li potete trovare qui), parla anche dell’essere mamma di due figli: Emma e Giovanni, nato a gennaio. Mi ha colpito molto il racconto del suo secondo parto e per questo ho deciso di intervistarla.

Quello che mi è piaciuto subito di lei  è il fatto di averlo descritto usando parole dirette e spietate: perché a volte non c’è proprio niente di bello e forse, aggiungo io, non è vero che la sofferenza passa, semplicemente ha più leggerezza, ma comunque rimane sempre lì. Diventare madri, passare attraverso quei momenti, ti cambia, non c’è niente da fare.

Il post che hai scritto sulla nascita del tuo secondogenito Giovanni “Il mio parto: una macelleria messicana” è crudo, ma onesto: diventare madri non è una passeggiata. Perché allora sul parto e la maternità c’è ancora un atteggiamento omertoso? 

Purtroppo c’è ancora attorno alla maternità una sorta di “pellicola protettiva” per cui c’è quasi l’obbligo a parlarne bene. Se dici quello che ti ha fatto male, o quello che ti spaventa, sei una pessima madre, non sei pronta a sacrificarti (ma chi ha detto poi che sia necessario farlo?). Se racconti la noia o la parte meno bella, come le smagliature post parto, il seno flaccido o peggio, la rottura di scatole nell’allattare, passi da madre sbagliata, da quella che non vuole entrare nel ruolo, come se ci fosse un unico modo di esser madre. C’è l’aspettativa da parte di chi non è ancora madre di avere una visione rassicurante, e da parte delle “puriste” di dare solo un’immagine idilliaca, quasi martirizzata, ma positiva. Quindi via con tutte queste mamme multitasking che si ammazzano tra cura della casa, dei figli e lavoro, ma sono felici. Perché se sei mamma devi essere felice, devi corrispondere alle aspettative. Se non lo fai rompi la magia dell’idillio. Io sono una pessima madre e me ne vanto. Credo che sia fondamentale essere schiette. Che senso ha mentire? Partorire, accudire e crescere i figli è un’esperienza devastante fisicamente e psicologicamente che mette a dura prova i nervi e la vita, sia quella singola che di coppia. Raccontare che è tutto meraviglioso e perfetto secondo me non fa che mettere noi donne in una situazione di debolezza: tutti ormai pensano che diventare madri ci renda dolci, accomodanti, quasi delle dee. Beh, non è così; ci rende donne in ciabatte e tuta, senza il tempo di andare dal parrucchiere e nevrotiche perché la notte non dormiamo.

Tu fai la copywriter e la scrittrice. Le parole sono il tuo mestiere e allora ti chiedo: quali sono secondo te oggi le parole legate maternità? 

Mah, multitasking è la più pericolosa. Come ti dicevo ci si aspetta che facciamo tutto, ma col sorriso sulle labbra. Impossibile.

E poi perché dovremmo?

Altre due parole che hanno preso una deriva pericolosa sono biologico e naturale.

In nome del biologico (che per carità, ha una motivazione nobile), talvolta si arriva a derive controproducenti. Pensiamo ai pannolini lavabili, nati in nome del biologico… perché mi dovrei mettere a lavare i pannolini come faceva mia nonna? Siamo nel 2014. Che li inventino biodegradabili! Non ho tempo e non voglio avere il tempo di lavarli! Oppure tutto quello che gira attorno alla filosofia del naturale, come il parto, l’allattamento… sono tutte aree di pensiero dove  – se non sei omologata alla filosofia imperante- vieni subito etichettata come sbagliata, come madre sciagurata

Come hai vissuto le tue due gravidanze? Avevi un’idea di che madre saresti stata? 

La prima gravidanza è stata una palestra straordinaria per la seconda.

Nella prima ho sbattuto la faccia contro la più grande balla mai inventata in questo secolo, ovvero il grande miraggio dell’istinto materno. Secondo tutti quelli che hai intorno visto che sei donna e mamma automaticamente sai come fare con tuo figlio.

Non c’è bugia più grande. Non è vero che “la mamma lo sa”. La mamma non sa un accidenti esattamente come il papà. Non ci vengono date le istruzioni appena un figlio nasce, non abbiamo nessuna arte magica, nessun istinto primordiale che ci faccia capire meglio del nostro compagno che cosa ha nostro figlio. Semplicemente lo maneggiamo per un lasso di tempo maggiore, tutto qui.

È stata una brutta sorpresa scoprirsi inesperta. Mi sono spaventata tantissimo. Provavo un continuo senso di inadeguatezza. Mi sentivo sbagliata.

Mi ci è voluto un po’ per capire che andavo benissimo così: che andavo bene anche se non capivo cosa aveva quando piangeva, se non avevo idea di cosa fosse giusto o sbagliato per lei.

Ci siamo conosciute col tempo. Ho capito che sono una cattiva madre – rispetto alle aspettative della gente- non sterilizzo i biberon, uso latte artificiale, do’ la priorità al lavoro, mollo i figli a chiunque se li venga a curare, ci tengo ad avere il mio tempo solo per me e odio essere descritta come “la mamma di”.

Non voglio che i figli siano il centro della mia vita. Ne sono una parte e sono felice che ci siano. Ma non mi va di farmi annullare per loro.

Il corpo è la trasformazione più evidente durante la gravidanza ed è anche uno dei motivi principali della depressione post partum. Non ci si riconosce più dopo aver partorito e quel che è peggio è che la società cerca spesso di negare questo cambiamento, complici i media che espongono immagini e dichiarazioni di attrici e donne dello spettacolo già magre dopo due giorni dalla nascita dei pargoli. Tu che lavori nel mondo della comunicazione cosa ne pensi? 

Credo che le immagini che vengono usate per la gravidanza e il post parto siano fuorvianti e contribuiscano drammaticamente a creare questa sensazione di inadeguatezza che molte donne avvertono dopo il parto.

C’è quasi un senso di vergogna nel far vedere come resta una pancia dopo il parto. Io stessa per sfatare questa paura ho pubblicato la foto del mio ventre sul mio blog. Non mi piace, non mi fa sentire a mio agio, ma ci devo convivere per un po’ perché la gravidanza non è un abito che dismetti velocemente dopo il parto.

Ci vuole tempo, e talvolta i segni non scompaiono tutti.

Aiutare le donne a prendere confidenza con la realtà sarebbe meglio.

Tu hai un blog su Elle.it che parla di sesso in maniera aperta, senza inibizioni. Perché non si può parlare della maternità nello stesso modo?

Perché andremmo contro le aspettative. Non ti so dire se sia il retaggio del cattolicesimo e dell’immagine della madonna madre, o se sia il culto della terra madre e della natura… fatto sta che si aspettano da noi che diventiamo un modello aspirazionale. Abbiamo generato una vita, quindi ci si aspetta che tutto di conseguenza sia positivo. Peccato che non sia così.

Quali sono secondo te le maggiori frottole che si raccontano sul diventare madri?

Che diventerai un’altra. Non è vero. Sei la stessa, solo che hai una persona in più da accudire, e che incredibilmente hai generato tu.

Oppure che l’istinto di madre ti dirà cosa fare. O ancora che è tutto una gioia. Non è una gioia non dormire la notte o avere la vagina che non funziona più come prima perché il parto ti ha segnata per sempre.

Io scherzo sempre dicendo che i figli sono “piezz e core”, ma anche delle belle fette di culo.

Uno dei motivi per cui una donna può soffrire di depressione post partum è la precarietà economica. Tu che ti sei reinventata dopo un licenziamento, come vivi questo doppio ruolo di mamma e lavoratrice free?

È un gran casino. Lavoro via skype con mio figlio in braccio e l’altra posteggiata dalla nonna. Voi conoscete qualche uomo che deve fare così? Io no.

Foto credits: valentinamaran.com 

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2 comments

  1. Simona

    da mamma sincera quale sono e, oltre che copy freelance (e che spesso ho scritto con un figlio in braccio) , devo dire apprezzo molto la schiettezza di Valentina.

    Certo che un conto è raccontare senza peli sulla lingua la PROPRIA esperienza, un’altra è generalizzare.

    Non tutti i parti sono macelli,
    non tutte le mamme sono nevrotiche perchè non possono andare dal parrucchiere (io non lo ero, me strafottevo dei mie capelli),
    non per tutte allattare è una condanna (alcune non lo sopportano altre lo adoravano),
    alcune mamme si annullano anche consapevolmente e volentieri (come me per alcuni aspetti, ma la cosa non mi ha turbato troppo) etc etc etc ..

    Quindi ok: la maternità idealizzata non esiste,
    raccontiamo cosa è successo , come ci sentiamo senza peli sulla lingua, ma ognuno racconti LA SUA senza entrare nel merito di dover spiegare “la verità sulla maternità” semplicemente perchè non esiste una sola verità, ne esistono di infinite e, finchè non si prova, non si può prevedere la propria.

    Simona

    • Valentina Colmi

      Ciao Simona, io penso che tu abbia ragione. La maternità è una questione di sincerità in primis: verità con se stesse e poi con gli altri. Ci sono tanti modi per vivere il proprio modo di essere madri e ognuna può trovare il proprio. Per questo sarebbe meglio non parlare in maniera assoluta con frasi fatte. La mia esperienza mi porta comunque a mettere in guardia chi pensa che sarà tutto bello, è più forte di me. Anche se non pretendo di insegnare niente a nessuno. Diciamo che se un’amica mi dicesse: “Non mi piace tanto essere mamma”, la capirei e le direi: “E’ normale: passerà”, senza condanne.

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