“I bambini vedono il mondo senza sovrastrutture”: le maestre d’asilo si raccontano





Quando quasi un anno fa scrivevo quanto fosse difficile per me lasciare andare Paola che si apprestava a iniziare l’asilo, oggi vi voglio raccontare l’intervista alle maestre che hanno accompagnato la mia bambina in questo primo anno. Donatella, Rita e Rita – e con loro Tiziana, che c’è stata quest’anno e poi si vedrà – sono insegnanti di lungo corso. Nella nostra scuola dell’infanzia si respira aria di famiglia ed è per questo che l’abbiamo scelta. E’ in questi anni che i bimbi imparano a stare con maggiore indipendenza nella società e io sono molta soddisfatta di come Paola sia cresciuta. Ogni passo che fa, ogni conquista in più è motivo di grande orgoglio perché per me lei è tutto ciò che non si può spiegare, un amore assoluto che mi avvolge e mi riscalda. Per questo so che è in buone mani. 

Com’è cambiato –  se è cambiato – il rapporto con i bambini in questi anni?

Dopo tanti anni di lavoro e dopo l’esperienza delle maternità, il nostro punto di vista nei confronti dei bambini è certamente cambiato ed è diventato più attento a tutte le sfaccettature del carattere. I bambini in questi ultimi anni sono sempre più egocentrici e impazienti: arrivano a scuola con l’abitudine di ottenere tutto e subito.

Il rapporto con le famiglie è cambiato?

Non abbiamo notato grandi differenze nel tempo. Ci sono infatti famiglie collaborative, attente ai bisogni dei bambini e della scuola; altre – forse per il poco tempo disponibili – si interessano poco alla vita scolastica.

Secondo voi quali sono le regole fondamentali con le quali i bambini devono confrontarsi?

Autonomia, rispetto per gli altri e per le cose.

Come riuscite a gestire un gruppo di tanti bambini, dando la giusta attenzione ad ognuno?

L’organizzazione della nostra scuola ci ha portato nel corso degli anni a privilegiare la formazione di piccoli gruppi sia nei momenti didattici sia ludici consentendoci di dare la giusta attenzione alle richieste e alle esigenze dei bambini. Quando però notiamo che il gioco diventa troppo movimentato cerchiamo attraverso proposte alternative di riequilibrare la situazione.

Uno degli episodi che vi ricordate di più e che vi ha colpito durante questi anni di insegnamento?

Nel corso degli anni ci sono stati tantissimi episodi divertenti, emozionanti o impegnativi. Uno per tutti: un bimbo di 3 anni, dopo la prima volta che si è fermato a pranzo a scuola, ha riferito alla mamma “è andato tutto bene, ma mi hanno messo nel piatto una gamba di gallina morta!”.
Un altro episodio è stato quando la nostra collaboratrice scolastica stava ordinando l’interno di una cassapanca per pulirla e un bambino di 3 anni dopo averla osservata un po’ le ha chiesto: “Perché P. sta gonfiando la cassapanca?”.

Negli ultimi anni c’è un proliferare di nuovo metodi educativi, primo fra tutti quello Montessori. Voi cosa ne pensate?

Il Metodo Montessori – come tutti gli altri metodi educativi – può offrire alcuni  spunti positivi nella progettazione delle attività didattiche come ad esempio il “Fare per imparare”, adottato normalmente nelle scuola d’infanzia dove si privilegia la manipolazione.

Quanto voi insegnate ai bambini e quanto i bimbi insegnano a voi?

I bambini vedono le cose in modo spontaneo e naturale senza sovrastrutture e ci propongono nella loro semplicità delle soluzioni a cui non avevamo proprio pensato: questo accade nelle proposte didattiche e in alcuni momenti di vita quotidiana.

Foto credits: maestre Paola

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