Silvana Santo, ‘Una mamma green’: “Ancora troppa pressione sociale sulle madri”

Una mamma green

SIlvana Santo – conosciuta sul web grazie al suo blog “Una mamma green” – è una giornalista ambientale e mamma di due bambini piccoli. Nel suo angolo di Rete insegna a crescere i propri figli in maniera consapevole, rispettando ciò che ci circonda e “senza inquinare come una petroliera”. Mi aveva colpito un suo post molto interessante sulla continua “guerra” tra madri e ho deciso di chiacchierare con lei riguardo la maternità e le sue sfaccettature. Ecco quello che mi ha raccontato.

Silvana, una domanda che faccio a tutte le mamme che intervisto: quando hai avuto i tuoi bambini, com’è andato l’incontro tra mamma ideale e mamma reale? Sono andate d’accordo o si sono prese “a cazzotti”?

Prima di avere figli ero perfettamente convinta di sapere che tipo di madre sarei stata, propendevo in particolare per una genitorialità “a basso contatto”: niente cosleeping, allattamento limitato nel tempo, lasciar piangere il bambino “per il suo bene”, etc. Quando ho conosciuto il mio primo figlio, ho avvertito che i suoi bisogni andavano nella direzione opposta, e il mio istinto di madre ha iniziato a lanciarmi dei messaggi sempre più chiari, sentivo che avrei dovuto cambiare rotta, rivedere tutte le mie convinzioni preconcette. Ma perché mi consentissi di ascoltarmi, di diventare davvero la madre che volevo essere e che serviva a mio figlio, ci sono voluti molto tempo e una discreta dose di sofferenza, soprattutto a causa dei condizionamenti che ricevevo dall’esterno, ad esempio sul rischio di “viziare” il mio bambino.

Come hai vissuto le tue gravidanze? Hai notato delle differenze?

La prima gravidanza non è stata molto serena (la racconto qui unamammagreen.com/dolce-attesa/). Oltre alla paura delle responsabilità e delle “fatiche” che mi aspettavano, ho sofferto molto l’invadenza di parenti e conoscenti che, per quanto in buona fede e animati dall’entusiasmo per la nascita imminente, mi apparivano indiscreti e per nulla empatici. Ero letteralmente ossessionata dalla paura di perdere la mia autonomia, dalle aspettative che gli altri avevano su mio figlio. Mi sentivo minacciata, gelosa, oltre che trasparente. In un certo senso mi pareva di essere trattata come un’incubatrice, trascurata come persona (visto che si parlava sempre e solo della mia gravidanza ed esclusivamente nei termini che sceglievano gli altri). Ricordo di aver pianto moltissimo, sguazzavo nei pensieri negativi, mi sentivo sola e incompresa. Proprio a causa di questa esperienza fortemente negativa, la seconda volta ho annunciato di essere incinta soltanto al quinto mese, e ho mantenuto un atteggiamento un po’ “scostante” per tutta la gravidanza. Questo mi è stato di grande aiuto nel proteggermi, e, insieme al fatto che ormai tutti già sapevano come la pensassi su molte cose, mi ha permesso di essere molto più serena.

Hai frequentato il corso pre parto? Ti è servito?

Ho frequentato il corso pre parto organizzato dall’ASL della mia cittadina, ma soltanto durante la mia prima gravidanza. È stato utile dal punto di vista dei consigli “pratici” (come affrontare il travaglio, come attaccare il neonato al seno etc) e per il confronto con le altre gestanti, ma per altri versi è stato fonte di ulteriori pregiudizi su cosa fare e non fare un volta diventata madre.

Ti ritenevi una madre informata anche sugli aspetti meno idilliaci della maternità?

Ero fin troppo informata sulle difficoltà della maternità! Per carattere tendo ad essere abbastanza pessimista, inoltre la gravidanza che avevo vissuto, molto dura dal punto di vista psicologico, mi ha spinto a cercare letture sul “lato oscuro” dell’essere madre. Per certi versi è stato utile prepararsi per tempo, ma sono arrivata al parto troppo spaventata e carica di eccessive negatività.

Secondo te qual è la più grossa bugia sulla maternità?

Trovo che nella vita “reale” si tenda a non ammettere che la maternità è fatta anche di tante rinunce e di una fatica indicibile, di momenti in cui vorresti soltanto tornare indietro e percorrere altre strade. Nel mondo del web, al contrario, noto un certo compiacimento nel negare il lato positivo dell’essere madri, come se fosse più “cool” lamentarsi e fare continuamente sarcasmo sulla propria condizione. Quello che proprio nessuno ti dice mai è che tuo figlio avrà da subito una sua personalità, con bisogni e volontà unici, e che tu non potrai non tenerne conto. È una relazione a due, fin dal primissimo istante.

Recentemente hai scritto un bellissimo post dal titolo: “Madri contro madri. Io ne ho piene le scatole” in cui mi sono ritrovata molto, leggendolo con la chiave interpretativa legata alla mia storia di depressione post partum. La mia impressione è che la solidarietà tra donne con figli sia quasi nulla e che invece di aiutarsi si tenda a puntare il dito. Come mai secondo te?

Trovo che ci sia ancora tantissima pressione sociale sul ruolo di madre, sembra che tutti i problemi, i difetti e le sofferenze dei figli dipendano sempre da qualcosa che la mamma ha fatto o non ha fatto (mentre le cose che funzionano sono sempre merito dei figli, o della “fortuna”). Questo ci rende spesso insicure, ci fa sentire inadeguate, e, per alcune, giudicare le altri madri, criticarne le scelte, diventa forse un modo per legittimarsi, per assolvere se stesse. Come se inconsciamente si dicessero: vedi, tu non sarai perfetta, ma quella lì è addirittura peggio di te!

La maternità in Rete ormai è un tema sdoganato da un pezzo, tant’è che i mommy blog sono diventati oggetti di marketing. Secondo te come le madri parlano di sé stesse sul web?

In generale, nel web ci sono meno filtri, è più facile parlare sinceramente di quello che si sente e si pensa, confessare cose che alle persone vicine sarebbe più difficile dire. Ma come ho detto prima, ultimamente mi sembra di notare una certa “moda” dell’insoddisfazione, come se fosse quasi obbligatorio negare che si è felici di essere madri. È tutto un “non ne posso più, che fatica, non vedo l’ora di mollare il pupo per un weekend”. Mai una via di mezzo, insomma! Scherzi a parte, la cosa davvero fantastica del web è la solidarietà sincera che circola tra le madri, proprio quella che a volte manca un pochino nella “vita vera”.

Foto credits: Facebook Una mamma green 
www.unamammagreen.com 

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