La depressione post partum spiegata ai tuoi genitori

Perchè dopo le nuvole c'è sempre il sole (1)

La depressione post partum spiegata ai tuoi genitori: devo confessare che la mia famiglia non sapeva che mi fossi ammalata. Io e mio marito ci siamo “smazzati” il problema da soli, ma per una mia scelta: credo che in realtà non li volessi deludere.

Sono cresciuta col mito della figlia perfetta: sono figlia unica, ho sempre avuto tutto. E ho agito nella mia vita con una sorta di senso di colpa verso i miei genitori: ho detto tante volte sì più per un debito di riconoscenza che non per convinzione. Non ho mai avuto scontri con loro, mi andavano bene tante cose comunque, insomma non sono mai stata adulta. La maternità mi ha messo di fronte a questa parte di me così infantile: non importava quale fosse la mia età anagrafica, ero rimasta per tante cose una bambina.

Una bambina che cresce una bambina, chi potrebbe crederci? Volevo sentirmi dire da loro che ero brava, soprattutto da mio papà, di cui ho cercato da sempre l’approvazione. Per questo ho pensato che se avessi detto che stavo male, avrei procurato loro un grosso dispiacere. A me bastava che mi credessero nelle bugie che recitavo: essere felice di mia figlia, che dovevo essere grata per quel miracolo. Che il peggio era passato e che sarei solo dovuta andare avanti.

Una sera di quasi due mesi ho trovato il coraggio di parlare apertamente di questo sito. Ho raccontato che quando dicevo loro che andavo a Milano per lavoro in realtà avevo l’appuntamento con la psicologa. Ovviamente mi sono tolta un grosso peso: la depressione post partum fa parte della mia vita, è stata un’esperienza unica, mi sembrava ingiusto nasconderlo ancora.

Com’è andata? Penso che abbiano capito. Mi hanno ascoltato, soprattutto mia madre che continuava a ripetermi: “Ma perché non me l’hai detto?” . Sono stata contenta di sentirla vicina e forse ho sbagliato a giudicarli così severamente. Avevo il terrore che se mi fossi mostrata debole non mi avrebbero voluto più bene. Purtroppo è così. Io ho sempre creduto di avere l’amore dei miei genitori perché sono stata brava: a scuola, a casa, con gli amici. Con la dpp dimostravo che non forse non lo ero abbastanza: anche se avevo più di 30 anni ed ero sposata, mi sentivo ancora troppo dipendente dal loro giudizio, come se avessi rotto un barattolo di marmellata sul divano bianco.

Rivivere tutta la mia storia, in particolare di quelle notti in ospedale da sola mentre percorrevo quei lunghi corridoi con la bimba nella cullina, è stato difficile. Non ho mai smesso di piangere. Per me quello è un vero e proprio trauma, tanto che anche ora non mi sento a mio agio. Credo però che parlarne apertamente con loro, renderli partecipi del mio percorso, mi abbia permesso di chiudere il cerchio. Anche da lì sono ripartita. E sono rinata.

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2 comments

  1. doublemom

    La depressione post partum può essere davvero tremenda, purtroppo parlo per esperienza diretta, se posso dare un consiglio a tutti voi che leggete, mi ha aiutato molto parlare e non isolarmi mai e iniziare a far parte di community e iniziative a sostegno dell’essere mamma. Adesso so che è molto diffusa l’iniziativa di mammaraccontati.it che permette alle mamme di raccontare una loro esperienza e pubblicarla, anche solo una cosa come questa può essere di grande aiuto. Mai chiudersi nel silenzio mamme!

    • Valentina Colmi

      Ciao Maria! Hai ragione: la cosa principale è non chiudersi e raccontarsi sempre, anche le cose più negative.

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