Perché non si dice di avere la depressione post partum?

Io 2

Io sono una persona normale.

Non ho l’aria della pazza, non vado in giro a parlare da sola dicendo frasi sconnesse. Anzi.

Sono proprio normale. Faccio cose normali. Non ho nemmeno avuto una vita infelice, anzi.

Eppure la depressione post partum ha colpito anche me. In questo è molto democratica: non è che perché sei ricco allora sei immune. Si mormorava che dopo la nascita del figlio George persino la principessa Kate Middleton ne avesse sofferto, ma ovviamente, se mai sia stato vero, tutto è stato posto sotto silenzio per la solita storia del “succede, ma non si può dire”.

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‘Una mamma per amica’: le Gilmore Girls creano dipendenza

Quando ero a casa e la mia giornata era scandita da preparare biberon – cambiare pannolino – dare il biberon – cambiare il pannolino – cullare Paola se aveva fame/sonno/voglia di un muffin ma non poteva perché non aveva i denti – mi sono “sparata” tutte le 7 stagioni di Una mamma per amica.

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‘Quello che le mamme non dicono’ di Chiara Cecilia Santamaria

quello che le mamme non dicono

 Il pezzo che mi è piaciuto di più (in realtà ce ne sono diversi, ma questo – un po’ lunghetto -merita):

(…) Forse, semplicemente, andarmene da lì dentro. Prendere un pomeriggio di ferie da mia figlia.
Improvvisamente l’ho messa nella culla, mi sono chiusa in bagno e ho iniziato a urlare. Stavo perdendo la testa, capivo di aver bisogno di aiuto.
(…) Ho avuto un’illuminazione: il consultorio.
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La depressione (pre)partum: quando l’attesa non è ‘dolce’

pancia vale

Purtroppo, può capitare che uno stato depressivo possa manifestarsi già durante la gravidanza: unamammagreen ha spiegato bene nel post del suo blog che cosa si prova quando l’attesa non è affatto ‘dolce’.

Se stai aspettando un bambino e non ti riconosci nello stereotipo della donna in attesa che vive “uno stato di grazia”, non preoccuparti. Anche questi sentimenti ambivalenti, soprattutto legati all’ansia di non sapere che cosa ti riserverà il futuro, come sarà accudire un bambino e magari anche una predisposizione caratteriale (io ad esempio ne soffro), sono perfettamente normali.

L’importante è non sottovalutare  le paure che ti colgono durante la gravidanza e parlarne. Spesso infatti questi sintomi sono legati ad una non piena comprensione dello stato in cui ti trovi e potresti avere dei comportamenti dannosi per il bambino, come ad esempio non mangiare abbastanza o non prenderti cura di te stessa, fino a complicanze molto più gravi come l’aborto.

Come si può intervenire? Puoi ad esempio praticare yoga (io l’ho fatta come puoi leggere qui) oppure puoi parlarne con un terapeuta che ti indirizzerà verso un percorso mirato da sola o con il tuo compagno/marito. Se proprio dovessi avere una forte ansia, puoi provare – su consiglio medico – a prendere dei prodotti omeopatici, come il Gelsemium 15 H o l’Ignacia 15 H.

Ricordati: come nella depressione post partum NON devi pensare di essere sbagliata o che in te c’è qualcosa che non va. Mettere al mondo un bambino non è una passeggiata e devi diffidare da chi ti dice che sarà semplice.

La depressione post partum: conosciamola per vincerla

depressione post partum cos'è

La depressione post partum è un disturbo depressivo non psicotico che ha inizio e si protrae nel periodo successivo al parto, di lieve o moderata gravità, caratterizzato da una sintomatologia sovrapponibile a quella di un quadro depressivo che può manifestarsi in altri periodi della vita.

La depressione post partum è caratterizzata da una molteplicità di sintomi variabili a seconda delle caratteristiche individuali, psicosociali e ambientali. La sintomatologia esordisce entro 6 mesi dopo il parto, mediamente si manifesta in modo conclamato tra le otto e le dodici settimane. Può durare settimane o mesi e necessita di trattamento da parte di professionisti.

Uno dei primi segnali di rischio è la presenza di uno stato emotivo che predispone al pianto, all’irritabilità e alla conseguente reazione di insofferenza verso chiunque stimoli una richiesta di attenzione.

Secondo il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) i criteri di questo disturbo richiedono che sia presente quasi ogni giorno, per un periodo di almeno 2 settimane:

  • umore depresso per la maggior parte del tempo;
  • perdi l’interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte della giornata.

Devono essere presenti almeno 5 dei seguenti sintomi per un periodo di almeno 2 settimane:

  • significativa perdita o aumento di peso senza essere a dieta, oppure diminuzione o aumento dell’appetito ogni giorno;
  • insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno;
  • agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno;
  • faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno;
  • sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati quasi ogni giorni;
  • ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno;
  • pensieri ricorrenti di morte.

La depressione post partum si differenzia da altri quadri clinici che possono caratterizzare il periodo successivo alla nascita, quali la baby blues, la psicosi puerperale, il disturbo post-traumatico postnatale.

In particolare, la baby blues è una transitoria flessione del tono dell’umore che interessa fino al 70% delle donne nei 10 giorni successivi al parto senza interferire con il funzionamento e che non dura più di due settimane.

La psicosi puerperale è un disturbo dell’umore caratterizzato da depressione, perdita di contatto con la realtà, disturbi della memoria e del pensiero, episodi deliranti spesso di tipo paranoide e allucinazioni, comportamenti anomali. Esordisce precocemente anche a distanza di poche ore o giorni dal parto; la maggior parte degli episodi si manifesta in forma conclamata entro i primi due mesi; l’intervento deve essere tempestivo e consiste nella somministrazione di psicofarmaci e nell’ospedalizzazione.

Il disturbo post traumatico postnatale è correlato all’aver sperimentato un parto traumatico. I sintomi sopraggiungono a breve distanza dal parto e sono caratterizzati da riattualizzazione dell’evento traumatico attraverso pensieri intrusivi, incubi, flashback, disturbi del sonno, di concentrazione e memoria, ipervigilanza, irritabilità ed evitamento di tutto ciò che rimanda all’evento traumatico. Tale disturbo può aggravarsi se non riconosciuto in tempo con manifestazione di depressione, evitamento di qualunque cura, paura per parti futuri, disturbi nella relazione con il bambino, nella relazione di coppia e nella sfera sessuale. 

 

Ringrazio tantissimo la Dott.ssa Palmira Montrone (Psicologa e Specialista in Psicoterapia Cognitiva ad indirizzo Costruttivista ed Evolutivo –Abilitata all’esercizio dell’E.M.D.R. ) e la Dott.ssa Loredana Tallarico  (Psicologa e Specialista in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale- Abilitata all’esercizio dell’E.M.D.R.)  per questo prezioso intervento: perché bisogna imparare a chiamare le cose con il loro nome. E’ il primo passo per guarire.

Foto credits: dal web 

5 cose da non dire a chi soffre di depressione post partum

vignetta oasi delle mamme

Questa vignetta, pubblicata su facebook tramite Oasi delle Mamme, esprime una situazione che noi mamme, quando non sappiamo ancora di avere la depressione post partum, purtroppo proviamo spesso: il non essere capite da chi ci circonda.
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Ausl di Reggio Emilia e il progetto ‘Mamme nel Pallone’

mamma depressa

Noi abbiamo cercato di fare un lavoro proprio in questo senso: cercare di dare un’immagine meno idilliaca, schematica e idealizzata della maternità’

Dove.

Consultorio Familiare dell’Ausl  pad. Bertolani
Via Amendola 2, Reggio Emilia
Tel. 0522/335552; 0522/335767
E-mail: info.mamme@ausl.re.it

Perché.

Ho avuto modo di parlare con la psicologa Piera Bevolo e con l’ostetrica Paola Ferretti, che lavorano per l’Ausl di Reggio Emilia. Devo dire che il percorso che compiono con le mamme e i papà è veramente straordinario: la chiacchierata con loro mi ha fatto molto pensare, perché  a volte per evitare di ritrovarsi completamente impreparate dopo la nascita di tuo figlio, basterebbe veramente poco. Magari dire la verità. Magari.
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‘La solitudine delle madri’ – Marilde Trinchero

klimt

 

Il pezzo che mi è piaciuto di più: 

Dovremmo forse cominciare a pensare che la naturalità della maternità e l’abusato concetto di istinto materno non esistono a priori, per ogni donna, come si è diffusamente dato per scontato, che le difficoltà esistono, sono sempre esistite, stanno anzi aumentando parecchio, e che dar loro un nome è un modo per iniziare a circoscrivere ciò che non funziona da ciò che funziona. Continua a leggere…

La prima volta che ho chiesto aiuto

Io

Domanda di lunedì 15 luglio 2013:

Buongiorno, sono una donna di 30 anni che ha avuto 3 mesi fa la sua prima figlia. Ho avuto un parto bruttissimo: taglio cesareo con anestesia totale, in più l’allattamento non è partito e in ospedale mi hanno fatto sentire molto in colpa per questo fatto. Insomma la degenza mi ha piuttosto traumatizzata. A casa ho avuto due settimane di pianto dovute al crollo ormonale durante le quali facevo fatica ad essere serena con mia figlia, per cui provavo solo fastidio.

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